
Che tipo di Sicilia vogliamo?
O forse dovremmo chiederci: che tipo di Sicilia vogliamo lasciare ai nostri figli?
Ognuno di noi è responsabile dello stato in cui si trova la Regione, ma anche e soprattutto del suo possibile cambiamento.
Mi piace usare le parole della canzone di Brunori Sas: “Non sarò mai abbastanza cinico da smettere di credere che il mondo possa essere migliore di com’è; ma non sarò neanche tanto stupido da credere che il mondo possa crescere se non parto da me”.
Il nostro futuro è troppo importante per lasciarlo decidere agli altri.
E allo stesso modo, la politica è troppo importante per lasciarla solo ai politici.
La parola “politico” deriva dal greco “polis” = “città” e “polites” = “cittadino”. Non esiste, dunque, alcun cittadino che non sia “politico”. Qualunque nostra azione influisce sul nostro territorio e sul nostro modo di essere cittadino: includere il prossimo, essere capaci di ascoltare, non sporcare la città. Tutto questo è politica.
Devi essere coinvolto. Dobbiamo essere coinvolti. Impegniamoci a fare in modo che la nostra terra diventi migliore per noi, per i nostri figli e facciamo in modo che altri la scelgano quale luogo dove valga la pena vivere e lavorare.
Come costruiamo il futuro della Sicilia?
Dobbiamo impedire la fuga dei migliori cervelli siciliani, dobbiamo evitare che i nostri figli, dopo che la nostra terra si è fatta carico di sostenerne il costo della formazione, siano costretti ad andare a lavorare in altri territori, producendo ricchezza e reddito altrove.
La Sicilia è una regione a statuto speciale, dovrebbe avere una marcia in più, invece, spesso le sue norme ingessano l’economia con lacci e lacciuoli.
Basta.
Come possiamo costruire una visione condivisa per il futuro? Confrontandoci attivamente.
Dobbiamo partecipare alla creazione del futuro che vogliamo si realizzi: insieme possiamo essere molto di più.
Unisciti a noi. Condividi le tue idee – rigeneriamo insieme la Sicilia.